Tre giorni fa è tornato in libertà il giornalista Mario Spezi, arrestato lo scorso 7 aprile per un presunto depistaggio nell'indagine sulla morte di Francesco Narducci. Insieme a lui è stato scarcerato anche il suo presunto complice Ruocco. L'accusa sosteneva che Spezi stesse cercando di depistare le indagini sulla morte del medico Francesco Narducci (che qualcuno ritiene collegata all'inchiesta sul mostro di Firenze). Secondo il pm Mignini, Spezi, complice Ruocco, avrebbe cercato di far ritrovare alcuni reperti.
«No, non mi occuperò più della vicenda del mostro rispondendo ai giornalisti, Spezi «State sicuri, smetterò di occuparmi del mostro».
Chi invece non mostra imbarazzi è il famoso superpoliziotto antimostro. Nonostante tutto quello che è successo in questi giorni Michele Giuttari è ospite venerdì 5 maggio alle ore 21.30 della rassegna Kiwanis "Libri d'Italia", promossa insieme al Comune di Prato; l'incontro con Giuttari, a cura di Stefano Coppini, sarà centrato sul libro "Il Mostro - Anatomia di un'indagine", in cui si ricostruiscono i momenti salienti dell'inchiesta sul più sconvolgente caso criminale mai apparso in italia.
Tra il 1974 e il 1985 la serie degli atroci delitti nei dintorni di Firenze: sette coppiette di innamorati vengono massacrate, e due turisti tedeschi (uno dei quali scambiato per una donna perché portava i capelli lunghi) subiscono la stessa sorte.
In alcuni casi i cadaveri delle vittime sono atrocemente mutilati per asportarne macabri trofei. Le indagini seguono diverse piste, poi si concentrano su un contadino, Pietro Pacciani, nel frattempo in carcere pere reati sessuali sulle figlie. Le prove raccolte lo fanno condannare all’ergastolo nel 1994, ma non soddisfano il procuratore Piero Luigi Vigna. Come è possibile che un uomo “rozzo” e ignorante come Pacciani abbia fatto tutto da solo, beffandosi a più riprese della polizia e dimostrando di possedere anche doti di chirurgo? Il processo d’appello è fissato per il gennaio del 1996; Vigna decide di riaprire le indagini e affida l’incarico a Michele Giuttari, appena nominato capo della Mobile del capoluogo toscano.
Giuttari s’immerge nei falconi, nei verbali di interrogatorio, indaga, interroga e si convince che la verità è ben diversa da quella stabilita dalla sentenza del tribunale: omissioni, elementi di prova ignorati, un clima di paura tangibile come se ancora oggi la gente sapesse che “il mostro” può tornare a colpire da un momento all’altro, omertà e la tempo stesso insinuazioni, chiacchiere, voci che bisogna avere la pazienza di collegare. E a poco a poco Giuttari giunge alla certezza che Pacciani non può avere agito da solo.
Le indagini, magistralmente ricostruite in questo libro da chi ne è stato il protagonista, porteranno all’incriminazione e alla condanna dei “compagni di merenda” del contadino di Mercatale, gli amici con i quali eseguiva i suoi atroci crimini; ma Giuttari intuisce anche che sopra di loro c’era qualcuno di insospettabile che muoveva le fila, commissionava i delitti, collezionava come feticci quei lugubri trofei. Pacciani muore in circostanze oscure e a questo punto le indagini vengono inspiegabilmente ostacolate dai superiori di Giuttari che riceve inviti sempre più pressanti a interromperle.
Giuttari non si arrende, porta a termine il suo lavoro, ma ecco le sue amare parole conclusive: “Il mio tempo è scaduto. Raccolgo in un dossier tutta l’inchiesta, che contiene l’incontrovertibile verità investigativa. Il tempo dirà se coinciderà con quella giudiziaria o, come è già malauguratamente accaduto una volta in questa vicenda, le due finiranno per divergere”. Un libro di un uomo di legge che non si rassegna alle mezze verità e che ha il coraggio di reclamare che sia fatta finalmente piena luce su una delle più sanguinose serie di delitti che hanno sconvolto il nostro Paese.
Michele Giuttari è nato nel 1950 in provincia di Messina.
Ha ricoperto incarichi alla Squadra Mobile di Reggio Calabria e successivamente ha diretto la Squadra Mobile di Cosenza e prestato servizio alla DIA a Napoli e a Firenze. Dal 1995 al 2003 è stato il capo della Squadra Mobile di Firenze, dove ha dimostrato che i delitti attribuiti al “mostro” sono stati opera di un gruppo di assassini, e in seguito ha proseguito le indagini organizzando e dirigendo il GIDES (Gruppo Investigativo Delitti Seriali – Firenze Perugia). Sul caso del “mostro” ha già pubblicato un libro, Compagni di sangue, in collaborazione con Carlo Lucarelli (Rizzoli 1999).
È autore anche di due bestseller Scarabeo (Rizzoli 2004) e La loggia degli innocenti (Rizzoli 2005).